20th EDITION FINALISTS ANNOUNCED
Trieste - A story that spans almost every continent, keeping the spotlight on the violence that has been going on daily for 16 months in Ukraine, mainly affecting the most fragile, but also turning the spotlight back on some forgotten conflicts and some abandoned territories such as Syria and Afghanistan, without underestimating the violations of human rights in the past (the children of the desaparecidos in Argentina) that are being re-enacted today in Europe, the violence against women from a very young age, not to mention the condition of those born in prison, those at risk of being hostages of crime, and the issue of the mental health of children and adolescents that undermines the present and future of the younger generations. This is the snapshot that emerges from the finalist submissions of the 20th edition of the Marco Luchetta International Press Award, which has been raising awareness on children's rights since 2004.
«Ringrazio tutti gli autorevoli componenti della giuria per il lavoro attento e sensibile — dichiara la Presidente della Giuria Maria Concetta Mattei — abbiamo premiato i migliori servizi degli inviati di guerra in Ucraina, ma anche toccanti reportage da altre zone ‘calde’ del mondo, come Afghanistan e Siria, su cui è doveroso tenere i riflettori accesi. Preziose anche le segnalazioni delle inchieste dedicate all’universo giovanile italiano perché mettono in evidenza il profondo disagio di tanti adolescenti e ne indagano le cause.»
The Award, established in memory of the journalists Marco Luchetta, Alessandro Saša Ota, Dario D’Angelo and Miran Hrovatin, mira a sensibilizzare istituzioni e cittadini sui diritti dell’infanzia minacciata e violata nel mondo. Numerose anche quest’anno le opere di photojournalists, journalists and reporters in the competition, per raccontare gli orrori della guerra e di chi la vive ogni giorno, a partire dai più piccoli, molte le testimonianze del tragico conflitto in Ucraina, iniziato sedici mesi fa e purtroppo ancora oggi in corso. In gara per l’edizione 2023 ci sono articles, news reports and reportages published or broadcast between 16 February 2022 and 20 May 2023, capaci di testimoniare con sensibilità le ingiustizie e le violenze sui più piccoli: uno spirito umanitario fatto proprio dalla Luchetta Foundation, which since 1994 has been guaranteeing shelter and medical care to children suffering from illnesses that cannot be cured in their home country. The 2023 Luchetta Award Jury del Premio Luchetta 2023 è presieduta dalla giornalista Maria Concetta Mattei, direttrice della Scuola di Giornalismo di Perugia, ed è composta dalla giornalista Fabiana Martini, Secretary of the Jury Francesco De Filippo Head of ANSA FVG, Cristiano Degano President of the FVG Order of Journalists, Igor Devetak Editor of Primorski Dnevnik, Fabrizio Ferragni Director of RAI's Foreign Office, Roberta Giani Editor of Il Piccolo, Beppe Giulietti National Coordinator of Articolo 21, Rino Giusa Editor-in-Chief of TGR FVG, Paolo Mosanghini Editor of Il Messaggero Veneto, Carlo Muscatello President of Assostampa FVG, Maarten Van Aalderen corrispondente dall’Italia per De Telegraaf, e a partire da quest’anno da Matteo Bruni Director of the Holy See Press Office, Esma Çakir President of the Foreign Press Association in Italy, Carlo Bartoli, National President of the Order of Journalists, Vittorio Di TrapaniNational President of the National Federation of Italian Press, and Roberto Papetti, Editor of Il Gazzettino.
For the Italian Press section, will compete for the title Fabio Bucciarelli con “'La resistenza dei bimbi malati' (The resistance of sick children)” per La Stampa: la vita in Ucraina dei piccoli malati di cancro e delle loro famiglie raccontata attraverso un reportage che vuole far emergere una situazione tragica, aggravata dall’invasione russa che ha danneggiato gli ospedali e la fornitura dei trattamenti essenziali. Elena Basso for La Repubblica con l’inchiesta “L’Argentina ti cerca”: dopo il golpe militare del 1976, durante il quale centinaia di bambini sono stati rapiti, le nonne dei desaparecidos hanno dedicato 40 anni alla loro ricerca trovando fino ad ora 132 bambini. Sabrina Pisu for L’Espresso con l’approfondimento fatto assieme alla fotografa Shobha Battaglia “Nati carcerati”: un viaggio nei luoghi, nelle storie e nelle solitudini dei ragazzi del carcere minorile Malaspina di Palermo, dentro uno spazio che fa paura, frantuma certezza e invoca responsabilità.
For the Reportage Section i lavori in gara saranno quelli di Nadia Zicoschi, con “Le donne dell’acqua” per TV7 and TG1: girato in due contee del Kenya, Isiolo e Kajiado, il servizio affronta la questione dei mutamenti climatici e della sostenibilità ambientale attraverso il concetto della one health, trattando la tematica delle mutilazioni genitali femminili dall’interno delle comunità alle quali viene proposto il rito alternativo. Sabrina Carreras, Lisa Iotti and Irene Sicurella con “La scatola nera” per il programma Presa Diretta in onda su Rai 3: l’inchiesta esplora l’impatto negativo dell’iperconnessione e dei social media sulla salute mentale dei giovani, approfondendo il quadro della situazione in Italia. Luciana Coluccello con “Donbass, l’avanzata russa” per il programma Piazzapulita in onda su La7: le storie, la vita, ma anche i sogni e le speranze dei bambini ucraini che oggi si trovano nella città di Zaporizhzhia, dove sono stati evacuati i primi civili dall’acciaieria Azovstal. Una lente di ingrandimento sulle sofferenze che il conflitto della guerra in Ucraina, ormai in atto da più di un anno, continua a causare alla popolazione civile.
For the Stampa Internazionale concorreranno per il Premio i lavori di Fermín Torrano, con “Los hijos bastardos de la paz” con il suo saggio fotografico per Nuestro Tiempo, Revista cultural y de cuestiones actuales: dopo vent’anni dalla guerra civile in Liberia gruppi di ex bambini soldato si ritrovano ancora nel cuore di Monrovia, circondati da una nuova generazione di tossicodipendenti che non hanno vissuto la guerra ma ne subiscono le conseguenze. Gli scatti di Torrano rivelano la vita intima di queste persone, dimenticate nell’infanzia e temute da adulte. Celine Martelet con “Syria: Abandoned by their countries, children of Islamic State women educated in prison” per Middle East Eyes: il racconto della dura vita delle donne straniere, detenute in una prigione nel nord-est della Siria, assieme ai loro figli. Il lavoro di Martelet pone l’attenzione su questi bambini che crescono dietro quelle mura, senza alcuna prospettiva per il loro futuro; una generazione abbandonata dai propri paesi d’origine. Alex Rühle con “Schwedenkrimi” per Süddeutsche Zeitung: uno sguardo che indaga la criminalità di gruppo in Svezia, dove l’anno scorso 61 persone sono morte in sparatorie, nel silenzio dei media. Il giornalista si chiede quale possa essere l’impatto per i bambini che vivono nei quartieri più emarginati e come sia possibile che in un Paese pieno di ricchezza si sviluppino mondi paralleli così oscuri.
For the TV News il servizio di Vincenzo Frenda, “La vita che nasce sotto la terra”, per il TG2: nell’ospedale di Zythomyr si combatte la guerra più forte del mondo, quella per mettere al mondo nuove vite. Reparti, sale parto e laboratori delle analisi sono stati spostati nei locali delle caldaie, dove decine di donne incinte si preparano a far nascere i loro bambini. Una visione fra le più emozionanti di questa guerra, il segno più tangibile del futuro di questo Paese distrutto dalla guerra. Raffaella Cosentino (e Marco Nicois) con “L’avventura di Natalia, che andò in Russia a riprendersi la figlia” per RaiNews24: il reportage racconta l’odissea di Irina, che da Kozacha Lopan è stata trasferita in diversi centri in Russia e separata dalla madre Natalia, costretta a restare nel villaggio occupato. Dan Johnson con “Disabled children ‘abandoned’ in Ukrainian institutions” per BBC News: il racconto di uno dei numerosi tragici volti della guerra in Ucraina, quello dell’abuso e dell’abbandono dei bambini con disabilità. Storie drammatiche che mettono con forza in discussione le impressioni globali sulla situazione dei diritti umani nel Paese.
For the Photography gareggeranno gli scatti di Fabio Bucciarelli, con “Madre e figlia” pubblicato su Il Fatto Quotidiano: una madre abbraccia sua figlia nel seminterrato utilizzato come rifugio antiaereo dell’ospedale pediatrico Okhmatdyt nel centro di Kiev, in Ucraina, il 1° marzo 2022. Il reparto pediatrico è stato spostato nel seminterrato per mettersi al riparo dagli attacchi russi. Nei giorni successivi i bambini saranno evacuati in zone più sicure del Paese. Arkadi Budnitsky for EPA Images, con “Piccolo rifugiato a Mariupol” pubblicato su The Independent: un bambino di Mariupol riposa in un centro di accoglienza temporanea per rifugiati nella palestra di una scuola a Taganrog, nella regione di Rostov, in Russia, 21 marzo 2022. In tre giorni, quasi 60mila residenti sono stati portati da Mariupol al territorio della Russia. In totale, durante l’operazione militare, l’esercito russo ha evacuato dall’Ucraina più di 330.000 persone, tra cui quasi 69.000 bambini. Marco Gualazzini with “Fame di sanzioni – e questo sarà il nostro Afghanistan” for InsideOver: il 4 luglio 2022, a Kabul, in Afghanistan, Shazia Saydi, una donna di 35 anni e madre di 7 figli, tra cui Setayesh di 6 anni, lotta da 4 anni con la malnutrizione acuta. A causa della grave crisi economica, Shazia è disoccupata e non riesce a garantire le cure necessarie per sua figlia. Marco Gualazzini racconta la crisi economica senza precedenti che l’Afghanistan sta affrontando, dove oltre 22 milioni di persone sono in uno stato di insicurezza alimentare e oltre 8 milioni sono in una situazione di emergenza nutrizionale. Alessio Paduano con la sua foto “In fuga dalla Siria” per Politiken. Una donna siriana tiene sua figlia per il braccio prima di passare dal valico di frontiera turco di Cilvegozu al valico di frontiera siriano di Bab al_Hawa a Reyhanli, in Turchia, il 17 febbraio 2023. Dopo il terremoto che ha colpito la Turchia meridionale il 6 febbraio 2023 uccidendo più di 50.000 persone, migliaia di rifugiati siriani che vivono in Turchia hanno deciso di tornare nel loro paese di origine.